Si celebra in questi giorni l'anniversario della morte di Harvey Milk, assassinato a quarantotto anni, primo componente delle istituzioni statunitensi apertamente gay.
Newyorkese di nascita, si trasferisce a Castro presso il cui quartiere inizia il suo sogno politico diventando il punto di riferimento per la comunità gay e lesbica di tutto il Paese.
In molti ricorderanno il film che Gus Van Sant gli ha dedicato alcuni anni fa, e che vedeva protagonista un meraviglioso Sean Penn per la cui interpretazione ottenne un Oscar.
La pellicola, assolutamente da vedere, riesce a cogliere la sua grande capacità comunicativa, espressa attraverso l'utilizzo efficace e sempre corretto, del "mezzo".
C'è da chiedersi cosa avrebbe pensato Milk se fosse stato ancora vivo, dell'attualissima deriva mediatica che ruota attorno alla tematica omosessuale. La vicenda politica di Harvey
dimostra che il medium comunicativo qualunque esso sia, perde di senso se non adeguatamente filtrato dallo spessore, dalla forza, dalla finalità del messaggio stesso, nonchè
carisma"del mittente".
Sarebbe utile ricordarsi di Milk in questo tempo di comunicazioni palesemente distorte e solo apparentemente risolte. È il caso poco curioso che ha visto protagonista Guido
Barilla e il polverone sollevatosi circa le dichiarazioni da lui rilasciate sulle unioni omosex. L'episodio di mal costume fu il risultato disastroso di uno scontro tra faziosi isterismi diversi
ma uguali. Da una parte l'evidente superficialità con la quale Barilla si è posto. Dall'altra, l'esasperazione dei toni da parte di certo associazionismo gay, che senza dubbio ha ed ha
avuto nel corso del tempo di meglio e di peggio a cui pensare. Tornano subito in mente i meravigliosi anni ottanta frivoli solo in superficie e segnati ald l'avvento dell'Hiv, erroneamente
attribuito ad esclusivo appannaggio del mondo gay. Dopo quel decennio, a seguito della scomparsa di alcune grandi icone tra cui Freddie Mercury, gli States hanno dimostrato di saper
affrontare "il problema" esattamente come sapeva farlo Harvey Milk: con l'ironia. Programmi come "Ellen De Generes" o "Will&Grace", hanno avuto la capacità di raccontare
l'omosessualitàcon sarcasmo ed intelligenza.
Dal "paziente 0" ai conseguenti terrorismi di allora, la conversazione mediatica sembra essersi concentrata (forse troppo), su paradossali disguidi a proposito
di tavole imbandite, paste scotte, firme nulle anch'esse strumentalizzate , stereotipi prima scelti e poi subìti, insipide battaglie contro mulini a vento fuori uso da un pezzo.
Bisognerebbe imparare a non piangere sul latte versato.
Chissà cosa ne avrebbe pensato Harvey: lui no, non era solo latte.
Veronica Bernardini