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Salute
15 Febbraio 2015
Erasmus - Orgasmus. Fare esperienza

Per chi non l’ha fatto l’Erasmus è fumo. Ma se lanci la parola Erasmus in un ambiente di ex-Erasmus, si è accolti da sorrisi e sospiri, una nostalgia irripetibile: dal 1987 Erasmus significa principalmente una nuova visione delle cose (vuoi saperne di più?) Per molti, è stato un momento magico di allontanamento dal proprio mondo di riferimento (famiglia, città, paese), l’inizio di un’esperienza di vita, che ha coinvolto anche lo studio.

 

All’estero ci si deve confrontare con gli inciampi della lingua straniera (provate a sbagliare un accento in Francia!), con distanze culturali (provate a proporre una cena alle 9 pm nel Regno Unito o prima delle 22 in Spagna!), con un cibo nominale (mia provato a magiare per una settimana consecutiva la Scottish Breakfast?), con un clima simpaticissimo (belli i paesi Baltici, eh?), e con un tessuto sociale in cui non riesci a collocarti subito bene, perché essere Erasmus significa essere un outsider passeggero. Ma come fanno i mariani…? Cantava una vecchia canzone di De Gregori.

E poi c’è il momento in cui qualcosa ingrana, ci si sente a casa, quando a casa non si è ed è dolcissimo e straniante. Nascono i primi amori con gli occhi alpini degli austriaci, nelle distese d’oro del Reno delle Tedesche e così via, la rete di amici si distende, i nativi ti rivolgono la parola, inizi a dare i primi esami e scopri che l’Università Italiana ti ha formato da Dio e che non basta fare le file ordinate all’autobus per esser salvi. Però il grande miracolo dell’Erasmus è simile al transfert in psicanalisi: il transfert è trasferire fuori di sé contenuti scomodi per vederli meglio, così possiamo mettere ordine nel nostro vissuto, cercando di oggettivarlo grazie al terapeuta, che ci fa da specchio, e ci conduce a sciogliere nodi, poiché ci permette di vedere il problema con un’altra angolatura e di affrontarlo con un atteggiamento nuovo.

Ecco, quando si è all’estero, accade un distacco simile da se stessi, dalle antiche maschere, delle idee preconcette che gioco-forza ci portavamo dietro. Si scopre che l’Erasmus non è perder tempo, ma arricchire il proprio orizzonte, cioè fare esperienza. Sembra che l’esperienza sia il solo modo affinché la conoscenza s’innesti in noi. Il problema, rispetto al transfert, è che siamo soli, come astronauti nello spazio: non vi è un medico che ci fa da lenzuolo bianco su cui vedere meglio il contorno delle cose. Quindi è la libertà emotiva dell’Erasmus è un processo meccanico, che al ritorno dobbiamo rendere nostro, altrimenti ci danneggia. Perché? Perché la risoluzione di ogni conflitto personale è solo interiore!

Partendo da quest’esperienza, chi scrive ha coniato un neologismo: Orgasmus. Per Orgasmus intendo l’opposto dell’Erasmus buono, ovvero una mitizzazione di ciò che è straniero (sia esso un prodotto, un partner, una situazione), soprattutto quando abbiamo poche esperienze dell’estero. A livello cinematografico, un esempio classico è James Bond. Escluso James Bond, nessun Britannico è James Bond. Sarebbe come credere che dietro ogni Italiano si celi un Mastroianni!

L’Orgasmus risponde al bisogno irrisolto di esser parte di un mondo alieno o idealizzato, che ci proietta momentaneamente fuori da noi (come il desiderio del Brutto Anatroccolo o Alberto Sordi in Un americano a Roma, come il mito delle Svedesi facili o quello del macho latino!) L’Orgasmus è una percezione distorta di ciò che viviamo: ergo è una forma di nevrosi. È trovarsi in una situazione, spesso sessuale, in cui si delega alla gratifica meccanica lo scioglimento d’incertezze che andrebbero affrontate costruendo un dialogo onesto. Compito difficile!

L’Orgasmus è una via di fuga. Scarica sul sesso con una persona estranea o straniera un senso di leggerezza, grazie alla quale possiamo allentare la tensione: è intenso e ci scuote dal torpore della tristezza e della sofferenza, ma non è che un anestetico. Rimandiamo così i problemi impellenti della nostra anima, spesso causati da rapporti zoppi con la famiglia d’origine. Il sesso allontana momentaneamente il senso di colpa e sconforto, libera adrenalina ed endorfina, ma divora tempo, rallenta gli studi, assorbe le energie migliori verso la coppia, rinvia un confronto diretto con noi stessi. La soluzione?

Non confondere l’Erasmus come una fuga dalla realtà. Non usare l’Orgasmus come terapia che ci liberi dai nostri fantasmi. Ah, e chiedere aiuto!

 

Suggerisco un libro:

Alexander Lowen, Amore e Orgasmo, Milano, Feltrinelli, [1965] 2004.

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L'autore
S A KE
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Giardiniere, cuoco, letterato, scaldavestaglia (non per forza in quest'ordine). Segno zodiacale: Pesci ascendente Bilancia.

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