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Attualità
25 Marzo 2015
Isis: forse c’è una speranza

Sono sempre di più i Peshmerga che si arruolano per combattere il movimento fanatico religioso che sta terrorizzando il mondo.

 

Poche persone al mondo sono a conoscenza della loro esistenza, eppure, secondo alcune fonti, questo esercito esiste da più di mezzo secolo e solamente negli ultimi anni, ha avuto maggiore popolarità. Si professano soldati di uno stato che politicamente, in realtà, non esiste: il Kurdistan (che comprende il nord dell’Iraq e alcuni territori siriani, turchi, iraniani, armeni). Il nome Peshmerga ha un significato molto forte e profondo: colui che combatte fino alle morte. Hanno partecipato fianco a fianco con gli americani nella guerra del 2003 contro il regime autoritario di Saddam Hussein, e proprio durante quel conflitto si è potuto constatare la loro forza.Sono persone addestrate alla perfezione, spinti da un solo ideale: proteggere la loro terra che per secoli è stata oggetto di sofferenze. Ma, la caratteristica che più li ha resi famosi nel Medio Oriente, è che nei loro ranghi sono presenti più di 500 donne, che combattono ogni giorno per l’indipendenza. Negli ultimi mesi, però, il loro nemico ha un nome diverso, un nome che riesce a terrorizzare la gente comune di tutta l’Europa e non, a causa della crudeltà delle loro azioni: l’ISIS. Nasce come un movimento religioso, che sta combattendo la famosa “jihad”  contro tutte le grandi potenze mondiali e che, in meno di un anno, è stato autore di innumerevoli omicidi (come ad esempio l’attentato di Parigi al giornale satirico francese “Charlie Hebdo” o l’attacco al museo di Tunisi qualche giorno fa). In poco tempo sono riusciti a creare una larga rete di seguaci soprattutto nei territori rivendicati dai Peshmerga che per primi si sono ribellati a questo movimento. Le battaglie fino ad ora combattute, sempre nell’area mesopotamica, sono state molte sanguinose e soprattutto, senza esclusione di colpi. Si scontrano non soltanto due eserciti, ma due ideologie completamente differenti: politica contro religione. Ciò che spinge i Peshmerga a combattere, è proprio la volontà di unificare le zone sopra citate e, per questo motivo, non riescono ad accettare la propaganda religiosa islamista che potrebbe minare i loro affari . Lo sforzo, però, non è vano: nazioni come Italia, Francia, Germania, USA, stanno aiutando in tutti i modi possibili questi rivoluzionari per cercare di contrastare l’avanzata jihadista che ormai è arrivata sulle coste del Mediterraneo. Pochi giorni fa, il Bel Paese, dopo un lungo addestramento, ha inviato circa 200 Peshmerga nel nord dell’Iraq con il compito di aiutare e soccorrere i già presenti colleghi. Nessuno spinge queste persone ad andare in guerra, infatti, è un esercito di volontari che abbandonano le loro abitazioni e le loro famiglie per schierarsi nei campi di battaglia. Nella famosa jihad, ci sono “ranghi misti” in quanto, tra i volontari, ci sono persone dalla nazionalità e dalla religione completamente differente ma che combattono insieme solo per sconfiggere il nemico comune: i fanatici islamici. Se fino a qualche tempo fa, i Peshmerga erano totalmente soli a combattere questa guerra, adesso sono aiutati sia economicamente che militarmente dalle più importanti nazioni mondiali e per questo motivo l’ISIS fa meno paura. Nessuno sa come andrà a finire questa battaglia, ma, avere già la consapevolezza che ci sono persone pronte a tutto pur di porre fine a queste atroci sofferenze, a questi attentati sanguinosi, dà una forte speranza. E si sa, la speranza è l’ultima a morire.

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