Il moderatore estero,esterno ed estraneo, l’osservazione dall’alto di un narratore onnisciente non fanno più parte della nostra cultura.
Non è più pensabile affidare l’osservazione e la critica della nostra quotidianità ad presunti economisti, sociologi esperti, professori emeriti, a professionisti a chiamata dell’informazione che piroettano da una seduta del parlamento ad una protesta di piazza.
Lo sguardo reale, complesso sulle cose non può che provenire dall’interno di una realtà.
Solo uno studente può parlarci della scuola, solo un commerciante delle vendite, solo un politico…beh occorrerà prima stabilire chi sia un politico e quali studi lo qualifichino come tale ma,fatto ciò, sarà indubbiamente lui il miglior interprete della sua sfera di competenza.
Questo non vuol dire che dobbiamo depositare la responsabilità fondamentale dell’informazione e dell’interpretazione dei fatti che ci circondano al primo venuto o alla visione magari ottusa di un addetto ai lavori esclusivamente perché è uno dei diretti interessati.
Non tutti hanno il dono innato della curiosità, non tutti si esercitano quotidianamente nel dubbio, e per chi non si pone quotidianamente domande è del tutto superfluo il valore dell’indagine.
Dire che la conoscenza di una realtà deve essere affidata a chi più direttamente la conosce significa che non sono accettabili interpretazioni su un fenomeno di cui non si ha una diretta esperienza e una documentazione approfondita.
Rober Capa diceva: “se le tue foto non sono abbastanza buone vuol, dire che non sei abbastanza vicino”; tradotto nei termini del nostro argomento: se vuoi davvero trasmettere una conoscenza autentica, veritiera di un fatto, ti devi immergere completamente nei suoi meccanismi con un approccio il più dinamico, fantasioso, antiaccademico e poliedrico possibile che che tu sia l’informatore o l’informato
Uno specchio integro riflette un’immagine assolutamente fedele di un oggetto, ma la sua riproduzione e piatta e adimensionale. Difficilmente è possibile rendersi conto delle reali dimensioni, dei colori dell’oggetto riflesso, quasi impossibile valutare la profondità dello spazio in cui si trova.
Ma se colpiamo lo specchio mandandolo i frantumi, le sue schegge sparse tutte intorno al nostro oggetto, orientate ognuna in modo differente, ci restituiranno come in un quadro cubista un’immagine estremamente più complessa, articolata e completa dell’oggetto e dello spazio in cui esso si trova.
Dobbiamo diffidare degli articoli truccati e levigati da lontano, degli specchi lucidi: riportano un’immagine ordinata ma tragicamente limitata ed incompleta, in una sola parola una riproduzione, una sinossi del fatto.
I frammenti apparentemente disordinati, invece, non descrivono ma conoscono e interpretano perché sono nella medesima realtà dell’oggetto della nostra ricerca.
Il bisogno di riflettere su questo tema nasce dalla frettolosità con cui ormai numerosi scrittori e giornalisti, trattano alcune delle trasformazioni fondamentali in corso nel mondo, meritevoli per la loro delicatezza di indagini lucide e appassionate.
Passeggiando davanti alle vetrine delle librerie non ho potuto non notare con una punta di divertimento il moltiplicarsi vertiginoso di libri che teorizzano, interpretano, assolvono a condannano con le loro pagine fresche di stampa i recenti fatti medio orientali, le loro conseguenze europee ed i loro protagonisti.
Stupisce che una realtà così complessa come quella del Califfato Islamico, argomento da pochi mesi conosciuo ma già generosamente imbandito sulle nostre tavole, possa essere già stato sviscerato così a fondo da apparire sotto forma di saggi sugli scaffali delle librerie.
Anche ipotizzando una dedizione assoluta ed un lavoro instancabile risulta davvero difficile comprendere comealcuni autori abbiano già potuto esprimere un giudizio mirato su questo fenomeno complicatissimo.
Siamo semplicemente troppo vicini nel tempo a quanto sta accadendo per poter già ridurre l’accumularsi quotidiano, rapidissimo e disordinato dei fatti in una interpretazione corretta che tenga conto in modo opportuno delle implicazioni storiche, sociali, politiche ed economiche del problema.
Questo momento ideale in cui molto sta accadendo dovrebbe essere sfruttato per indagare, raccogliere informazioni, testimonianze, cercare di entrare nelle dinamiche profonde dei fatti.
Ovviamente la ricerca non offre la stessa notorietà e gli stessi vantaggi della pubblicazione e, per questo, si riduce al minimo il tempo passato a cercare di capire e, con molta presunzione, si danno in fretta alle stampe conclusioni improvvisate.
Un tema come quello dell’Isis ha implicazioni culturali, dottrinali e filosofiche profondissime; presuppone una conoscenza assoluta del mondo islamico, dei suoi fondamenti legislativi, dei suoi rapporti storici con l’occidente, oltre ad una padronanza sicura delle dinamiche economiche del presente e del recente passato, già di per sé qualcosa di labile e difficoltoso.
Trarre conclusioni adesso significa solo gettarci a capofitto in un labirinto di inesattezze da cui difficilmente potremo districarci e che condizioneranno negativamente i futuri tentativi di analisi.
Sospendiamo il giudizio e fermiamoci per un poco ad indagare in ogni modo possibile, sarà sorprendente quanto le intuizioni che potremo avere saranno vicine a poter spiegare questi fenomeni contorti per qualche realmente sono.