"Non è un caso, penso, che il tennis usi il linguaggio della vita. Vantaggio, servizio, errore, break, love (zero), gli elementi basilari del tennis sono quelli dell'esistenza quotidiana, perché ogni match è una vita in miniatura. Perfino la struttura del tennis, il modo in cui i pezzi entrano uno nell'altro come in una matrioska, rispecchia la struttura delle nostre giornate. I punti diventano game che diventano set che diventano tornei, ed è tutto collegato così strettamente che ogni punto può segnare una svolta. Mi ricorda il modo in cui i secondi diventano minuti che diventano ore, e ogni ora può essere la più bella della nostra vita. O la più buia. Dipende da noi" {p.11}
"La borsa da tennis assomiglia molto al tuo cuore: devi sapere in ogni momento cosa c'è dentro" {p. 17}
"Open" è la storia di Andre Agassi, la storia dell'inizio della sua carriera e del suo termine.
Uscito in Italia nel 2011 è ancora un best seller che, su TuttoLibri, nella classifica dei primi cento libri acquistati dai lettori italiani nel 2014 resta stabile al ventottesimo posto.
Volevo leggerlo da tanti anni e non avevo mai trovato un buon momento, o forse un buon motivo, per acquistarlo. Così ho deciso di farmelo regalare e il giorno della Befana Andre era finalmente tra le mie mani. Leggere biografie, autobiografie, diari ed epistolari mi piace moltissimo, però, quando inizio letture di questo genere sono sempre un po' intimorita. Entrare nella vita delle persone non è cosa da poco. Dunque, dopo un attimo di esitazione, che effettivamente è stato solo un attimo, ho iniziato "Open" e non sono riuscita a smettere fino all'ultima pagina.
"I giorni di Rudy e dei Big Mac passarono in un lampo. Improvvisamente mio padre ebbe il suo campo da tennis dietro casa, il che voleva dire che io avevo la mia prigione. Avevo contribuito a nutrire la banda dei galeotti che stava costruendo la mia cella. Avevo aiutato a misurare e dipingere le linee bianche in cui sarei stato confinato. Perché? Non avevo scelta. E' la ragione di tutto ciò che faccio. Nessuno mi ha mai domandato se volessi giocare a tennis e men che mai farne la mia vita. In effetti mia madre pensava che sarei diventato un predicatore. Però dice che papà aveva deciso molto prima che nascessi che sarei stato un tennista di professione. Quando avevo un anno, aggiunge, gli ho dimostrato che aveva ragione. Seguendo una partita a ping-pong, muovevo soltanto gli occhi, non la testa. Papà aveva chiamato la mamma. Guarda, le aveva detto. Vedi come muove soltanto gli occhi? Un talento naturale. Lei racconta che quando ero ancora nella culla mio padre aveva appeso sopra la mia testa alcune palle da tennis incoraggiandomi a colpirle con una racchetta da ping-pong che mi aveva fissato al polso con del nastro adesivo. A tre anni mi diede una racchetta col manico segato dicendomi che potevo usarla per lanciare tutto ciò che volevo. Mi specializzai in saliere. Mi piaceva servirle attraverso le finestre chiuse. Realizzai un ace contro il cane. Papà non si arrabbiava mai. S'infuriava per un sacco di cose, ma mai per un gran colpo menato con la racchetta." {p. 43}
"A volte l'allenamento con Gil è in realtà una conversazione. Non tocchiamo nemmeno un peso. Sediamo sulle panche e parliamo a ruota libera. Ci sono molti modi per diventare forti, dice Gil, e talvolta parlare è il migliore" {p. 183}
"Gli dico timidamente che non m'interesso di sport, che non mi piace.
Che vuoi dire?
Voglio dire che non mi piacciono gli sport.
Ride. Cioè, a parte il tennis?
Odio soprattutto il tennis.
Vabbè, vabbè. Immagino che sia una faticaccia, ma non puoi odiare davvero il tennis.
E invece sì." {p. 217}
"Cambiare.
E' ora di cambiare, Andre. Non puoi andare avanti così. Cambiare, cambiare, cambiare - me lo ripeto diverse volte al giorno, ogni giorno, mentre imburro il mio toast mattutino, mentre mi lavo i denti; non è tanto un monito quanto una cantilena tranquillizzante. Lungi dal deprimermi o dal farmi provare vergogna, l'idea di dover cambiare radicalmente, da capo a piedi, mi ridà equilibrio. Una volta tanto non avverto quel dubbio assillante che segue ogni mia risoluzione. Questa volta non fallirò, non posso, perché o cambio adesso o mai più. L'idea di fossilizzarmi, di rimanere questo Andre per il resto della mia vita, ecco ciò che trovo davvero deprimenti e che mi fa vergognare. Eppure. Le nostre migliori intenzioni sono spesso frustrate da forze esterne - forze che noi stessi abbiamo messo in moto tempo prima. Le decisioni, soprattutto quelle sbagliate. generano una loro inerzia e fermare l'inerzia può essere un bel casino, anche se siamo dispiaciuti e facciamo ammenda dei nostri errori, l'inezia del passato continua a trascinarci per la strada sbagliata. L'inerzia governa il mondo. L'inerzia dice: Calma, non così in fretta,sono ancora io che comando qui. Come ama dire un mio amico, citando un vecchio poema greco: La mente degli dèi eterni non ambia all'improvviso" {p. 326}