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Attualità
07 Marzo 2015
Un fiore contro la violenza

Se vi chiedo che giorno è l’8 marzo, rispondete subito: “La festa della donna!”, e vi viene immediatamente in mente la mimosa. Ma se vi chiedessi perché proprio l’8 marzo, probabilmente la maggior parte di voi resterebbe in silenzio. Allora, ecco, sarebbe il caso di dare una risposta a questa domanda.

La festa della donna è stata per la prima volta festeggiata negli Stati Uniti nel 1909. L’anno prima infatti si era tenuto il “Woman’s Day”, ovvero una conferenza a Chicago a cui tutte le donne poterono partecipare, durante la quale venne discusso il diritto di voto per le donne, lo sfruttamento da parte dei datori di lavoro e la discriminazione sessuale. Per ricordare questa giornata, il 23 febbraio 1909 venne quindi celebrata la prima festa della donna, organizzando una manifestazione a favore del dritto di voto. Nel 1910, a seguito della seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste tenutasi a Copenaghen, si decise di istituire una Giornata internazionale delle donne, e così la data in molti Paesi venne spostata a marzo. All’8 marzo ci si arriverà solo nel 1917, quando a San Pietroburgo le donne guidarono una manifestazione a favore della fine del primo conflitto mondiale, dando per altro inizio alla Rivoluzione russa di febbraio (per il calendario allora in vigore in Russia si era infatti ancora nel mese di febbraio). In Italia i festeggiamenti, anche se in data diversa, si ebbero per la prima volta soltanto nel 1922.

Per ricordare tutti i sacrifici fatti dal mondo femminile in questi anni, è pertanto giusto ricordare sempre questa giornata, in modo da far sì che ogni sforzo non sia stato vano, che ogni conquista ottenuta non vada persa. Ma per fare questo non basta un giorno all’anno, in cui le donne ricevono come omaggio un rametto di mimosa. Occorre piuttosto che la festa della donna sia ogni giorno, in ogni luogo. Ogni donna deve avere il diritto di essere pagata quanto un uomo a parità di lavoro svolto, di essere tutelata sul posto di lavoro al momento della maternità, di poter uscire la sera e magari prendere un mezzo pubblico senza avere paura, di camminare per la strada senza sentire fischi o parole volgari. Ogni donna ha semplicemente il diritto di essere rispettata.

L’Unicef per questa giornata ha proposto un’iniziativa che riguarda probabilmente la fascia delle donne meno tutelata in tutto il mondo: le spose bambine. Il progetto si chiama Bambine, non spose - #8marzodellebambine. Nei Paesi in via di sviluppo, eccetto la Cina, si calcola che siano 70 milioni le ragazze che si sono sposate prima dei 18 anni. Entro il 2020, si arriverà a 37.000 matrimoni al giorno. A tutte queste bambine viene negato il diritto di giocare, viene negata l’istruzione. Viene loro sottratta l’infanzia. Ancora una volta, poi, sono negati due diritti fondamentali che dovrebbero essere di ognuno di noi: la facoltà di scegliere e la libertà.

 Per questo giorno, allora, impegniamoci a far sì che non sia vuoto di significato, ma un punto di partenza affinché l’8 marzo sia sempre, per ogni donna, a prescindere da età, Paese e religione.

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