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22 Marzo 2016
Il gran rifiuto dei calciatori: da Montella a Menez

Giocatori vs. Allenatori
I rapporti tra giocatori e allenatori sono talvolta difficili. Da un lato, la voglia di giocare a calcio sempre e comunque, dall’altro lato la necessità di scegliere solo 11 giocatori all’interno di una rosa ben più ampia: tensioni diametralmente opposte che hanno spesso infiammato quelli che non potranno mai essere semplici rapporti professionali. In alcuni casi le frizioni hanno portato a veri e propri atti di ribellione del giocatore nei confronti dell’allenatore, che si manifestano, nei casi più estremi, con il rifiuto di entrare in campo dopo aver subito una dolorosa panchina. Il genio spesso sfugge al controllo e non è un caso che molti di questi episodi abbiano come protagonisti giocatori di grande talento. L’ultimo della serie è stato Jeremy Menez. Chiamato da Mihajlovic, il francese si è rifiutato di andare a riscaldarsi. È servita la mediazione del vice allenatore Sakic per far entrare Menez in campo. Ma il danno era fatto. E Menez si è iscritto nella lunga serie di “successori” di Celestino V, il primo «che fece per viltade il gran rifiuto» [Inf., III, v.60].

Scontri celebri del passato
Partiamo dai due celebri casi contrari a quello di Menez: non si tratta di sostituti, ma di sostituiti. Si può infatti risalire la storia degli scontri eccellenti sino al 1974, mondiali di calcio in Germania. Contro Haiti, prima partita del torneo, l’Italia arranca, passa in svantaggio e con grande difficoltà ribalta il risultato. Sul 2-1 Giorgio Chinaglia sbaglia un facile assist per Riva. Il ct azzurro, Ferruccio Valcareggi, richiama in panchina Chinaglia a metà della ripresa, per Pietro Anastasi. L’attaccante della Lazio manda a quel paese il suo allenatore in diretta mondiale, rientra negli spogliatoi e spacca tutte le bottiglie che trova. A fine partita Valcareggi glissa sull’episodio e la situazione si risolve senza alcuna sanzione.
Vent’anni dopo scoppia un caso simile. Siamo al mondiale del 1994 negli USA, ancora durante la prima partita del torneo. Contro la Norvegia, l’Italia fatica e già nel primo tempo si ritrova in inferiorità numerica. Viene espulso Pagliuca e Arrigo Sacchi, per sostituire il portiere, fa uscire dal campo il giocatore più talentuoso, Roberto Baggio. Incredulo e infastidito dalla scelta del suo allenatore, Baggio si dirige verso gli spogliatoi urlando “matto” a Sacchi. Anche qui non viene preso alcun provvedimento disciplinare e Baggio risulta decisivo per il cammino verso la finale contro il Brasile.

10 giugno 2001. Napoli – Roma
Nell’ultimo quindicennio questo è il primo celebre episodio di sostituto che si rifiuta di entrare in campo. La partita è molto delicata: penultima del campionato, se la Roma porta a casa i 3 punti, vince lo Scudetto. Montella parte dalla panchina per l’ennesima volta in quel finale di stagione. All’intervallo la partita è inchiodata sull’1-1, allora Capello manda a riscaldarsi Montella. Al decimo del secondo tempo però Totti porta in vantaggio la Roma e Montella si riaccomoda in panchina perdendo le speranze di entrare.
A dieci minuti dalla fine Pecchia firma il 2-2 per il Napoli e Capello chiama nuovamente Montella per farlo entrare. L’attaccante allora comincia a imprecare e si scontra con l’allenatore, scagliandogli addosso una bottiglia di plastica. Capello reagisce solo a parole e Montella entra per gli ultimi cinque minuti di partita, senza incidere sul risultato. Il caso rientra dopo la partita, grazie alle pubbliche scuse di Montella, anche per evitare di perdere la concentrazione in vista dell’ultima partita. La Roma vincerà lo scudetto contro il Parma, grazie a un gol e un assist di Montella.

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14 marzo 2004. Reggina – Roma
Capello non schiera Panucci titolare. Nel secondo tempo la gara è ancora bloccata sullo 0-0. Per rimescolare le carte, Capello decide di far entrare Panucci, ma riceve un incredibile rifiuto. Il difensore rimane seduto in panchina nell’incredulità dell’allenatore. Capello ha pessimi rapporti con gran parte della squadra e questo episodio contribuisce in modo decisivo al suo passaggio alla Juventus, avvenuto proprio nell’estate successiva.

25 gennaio 2009. Napoli – Roma
Ancora Napoli-Roma, ancora Panucci nell’occhio del ciclone. L’allenatore della Roma di quel periodo, Luciano Spalletti, decide di non schierare titolare il suo difensore in questa importante gara. Panucci non accetta questa decisione e addirittura si rifiuta di sedersi in panchina con gli altri compagni. Segue la partita dalla tribuna del San Paolo. Daniele Pradè, ds della Roma, dichiara a fine partita che Panucci riceverà una multa esemplare per non aver rispettato l’allenatore. Panucci risponde che è Spalletti a soffrire la sua forte personalità. Il rapporto tra Panucci e la Roma è comunque molto logorato e il divorzio è dietro l’angolo. A fine stagione il difensore andrà al Parma.

29 novembre 2010. Barcellona – Real Madrid
Anche all’estero hanno vissuto casi simili di ammutinamento. Durante lo storico clasico della manita del Barcellona, Mahamadou Diarra si è scontrato con Mourinho, rifiutandosi di entrare. Secondo le ricostruzioni dei giornalisti, Mourinho chiede al maliano di entrare all’88’ sul pesante risultato di 4-0. Il giocatore rimane in panchina evitando quella che secondo molti sarebbe stata un’inutile umiliazione. Nel frattempo il Barcellona fa il quinto gol e la partita finisce. L’episodio apre una frattura insanabile nel rapporto tra il giocatore e l’allenatore. Nel mercato di gennaio Diarra viene ceduto a titolo definitivo al Monaco.

27 settembre 2011. Bayern Monaco – Manchester City
Nella partita più importante del girone di Champions League, Mancini lascia in panchina Carlos Tevez. Mentre i tedeschi stavano vincendo 2-0, l’allenatore del City chiama Tevez per ribaltare il risultato, ma l’argentino si rifiuta di entrare facendo scoppiare il rapporto tra i due. Dopo la partita, in conferenza stampa, Mancini dichiara: “io non posso accettare che un mio calciatore rifiuti di entrare in campo” e “Tevez con me ha chiuso”. Il calciatore si giustifica sostenendo l’esistenza di altri problemi: in realtà, non si sarebbe affatto rifiutato di entrare. Di fatto, Tevez viene messo fuori rosa immediatamente. Torna a giocare sei mesi dopo, il 21 marzo 2012, contro il Chelsea, partita vinta 2-1 proprio grazie a un assist decisivo dell’argentino.

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18 marzo 2012. Inter – Atalanta
L’Inter fa molta fatica contro una solida Atalanta. Milito ha da poco sbagliato un rigore quando Ranieri si volta verso la panchina e chiama Diego Forlan: “entri al posto di Obi”. L’uruguaiano risponde che non vuole entrare se deve giocare sulla fascia. L’allenatore rimane spiazzato, ma Forlan non ne vuole sapere. Resta in panchina. A fine partita (0-0) Ranieri smorza i toni, dicendo di aver apprezzato la sincerità del suo attaccante. L’ambiente, al contrario, non apprezza né l’ammutinamento del calciatore né l’atteggiamento di clemenza dell’allenatore. Risultato: a fine stagione entrambi salutano e cambiano aria. 

20 marzo 2016. Milan – Lazio
Il Milan deve vincere per rosicchiare punti a Inter, Fiorentina e Roma. Contro una Lazio debilitata dagli infortuni difensivi, la sfortuna (2 pali) e la mancanza di lucidità sotto porta arenano la partita sull’1-1. Al 75’ Mihajlovic decide di cambiare l’attacco: esce Luiz Adriano, entra Balotelli. Menez non la prende bene. A 10 minuti dalla fine Honda non ha più energie e Mihajlovic chiede proprio al francese di entrare. Ed ecco il gran rifiuto. Il giocatore rimane seduto, indifferente ai richiami dell’allenatore. Occorre l’intervento del viceallenatore Sakic per sbloccare la situazione. Passano cinque minuti ma riesce a convincere Menez. Il francese entra in campo e incide in negativo: in pieno recupero perde un brutto pallone sulla trequarti, provocando l’ultimo contropiede della Lazio. A fine partita Mihajlovic glissa. Conoscendo il serbo, però, l’episodio verrà discusso aspramente a Milanello e potrebbe causare un’esclusione totale del francese dalle prossime partite.

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L'autore
Federico Graziani
Federico Graziani

Studio Lettere all'Università degli Studi di Milano. Appassionato di letteratura, mi diletto con la scrittura e talvolta ammicco al giornalismo. Ma soprattutto provo una quantità non indifferente di invidia per chi riesce a scrivere interessanti descrizioni di sé in tre righe.

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