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YoungPress
Politica
29 Aprile 2015
Questione di fiducia posta da chi non si fida

La questione del giorno è senza dubbio la posizione della questione di fiducia sul ddl noto come "Italicum" presentato dal Governo. 

Potrebbe essere utile spiegare in cosa consista e quali siano le implicazioni della posizione della questione di fiducia. Il Conisglio dei Ministri delibera sulla posizione della questione di fiducia quando ritiene che l'approvazione del ddl al voto alle Camere sia legata alla vita del Governo. In altre parole, se il Parlamento non vuole votare il ddl così come presentato, dimostra di non voler mantenere il rapporto di fiducia che lo lega al Governo, senza il quale il Governo stesso non può rimanere in carica. Dall'altro lato, ulteriore implicazione della questione di fiducia è il fatto che non si possano proporre emendamenti.

In effetti è vero che un atto simile legato alla legge elettorale ha pochi e tristi precedenti. Come ricordano le opposizioni in coro, solo due volte in passato è stata posta la questione di fiducia sulla legge elettorale: per la legge Acerbo e per la legge "truffa". Quindi non si può fare a meno di prendere atto del fatto che questa non sia una prassi consolidata, ma una deviazione, uno "strappo", come lo definisce qualcuno. Bisogna altresì notare che nè la Costituzione nè i regolamenti parlamentari vietano quest'atto.

Rosi Bindi, appena uscita dal transatlantico dopo il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità bocciate a larghissima maggioranza nonostante lo scrutinio segreto, sorride sornione e sfida Renzi: " Con questi numeri, voglio proprio vedere come giustifica la fiducia...". In effetti una frase del genere non può che suonare come un campanello d'allarme. Chiaramente Renzi ed i suoi collaboratori usano il pallottoliere. All'esito dei calcoli, risulta che ad appoggiare la bocciatura delle pregiudiziali c'è stata non solo la maggioranza di Governo (composta da Area Popolare, maggioranza e variegate minoranze interne al PD), ma anche una parte di Forza Italia e M5S. Ci si potrebbe chiedere qual è il significato politico di questo largo appoggio al Governo.

Le minoranze Dem potrebbero aver concordato con Forza Italia e M5S di bocciare a larga maggioranza le due pregiudiziali di costituzionalità per ottenere in alternativa due vantaggi: indurre il Premier a credere che la maggioranza necessaria per approvare l'Italicum senza emendamenti ci sia e sia solida, spingendolo ad evitare di porre la fiducia; oppure, nel caso in cui il Presidente del Consiglio non ci fosse cascato ed avesse ugualmente posto la fiducia, poter contestare alla maggioranza l'inutilità e la gratuità dell'atto di forza alla luce delle ampie maggioranze raggiunte sulle pregiudiziali di costituzionalità.

Il Premier avrebbe potuto, con un azzardo, non porre la questione di fiducia. Ma in tal caso il rischio sarebbe stato consistente. Le minoranze Dem e tutti gli altri partiti di minoranza avrebbero potuto votare a favore di un qualsiasi emendamento mandando sotto la maggioranza di Governo. E per Renzi sarebbe stata una catastrofe. E' noto, infatti, che i disegni di legge debbano essere approvati nello stesso testo a maggioranza semplice da entrambi i rami del Parlamento. Il Senato ha già approvato il ddl Italicum nel testo attuale, se anche la Camera riuscisse ad approvarlo nello stesso testo, allora si trasformerebbe definitivamente in legge. Se, al contrario, alla Camera si approvasse anche un singolo ed inutile emendamento, il ddl farebbe navette e tornerebbe al Senato per una nuova delibera.

Ed è proprio questo il nodo della questione, al netto della comunicazione politica e di tutto ciò che comporta. Se si dovesse approvare un nuovo emendamento, il ddl Italicum tornerebbe al Senato, ed al Senato la maggioranza del PD è risicata, mentre alla Camera è molto più consistente. Senza l'appoggio di Forza Italia che si inseriva nel quadro del cosiddetto "Patto del Nazareno", al Senato l'Italicum non sarebbe passato nella precedente delibera, visti i voti contrari delle minoranze Dem. Ad oggi, infranto il "Patto del Nazareno", Forza Italia non rivoterebbe a favore dell'Italicum in Senato, men che meno le minoranze Dem che non votarono a favore già allora. 

In ultima analisi, se il ddl Italicum dovesse tornare in Senato, il Governo lo perderebbe definitivamente, gettando all'aria un anno di lavoro e di comunicazione politica. E' questa la vera ragione per cui Renzi non può fidarsi.  

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L'autore
Ruggero  Pupo
Ruggero Pupo

Sono uno studente di giurisprudenza, appassionato di politica e filosofia.

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